Destinazione Ucraina: la trasferta più importante!

Notte fonda, il pulmino con le insegne Midland sta rientrando dopo aver attraversato una buona fetta di Europa. L'amico Jo, stremato, mi dorme in grembo facendomi tornare col pensiero a quando eravamo bambini ed ai sonnacchiosi ritorni delle gite domenicali. Il "Cap" è al volante perchè c'è da avvicinarsi a casa, perchè l'obiettivo è giungere in tempo per il pranzo domenicale con la moglie e i due gemelli, perchè, dopo quello che si è visto, assaporare la pace familiare ha un valore inestimabile. E poi c'è G, il mio miglior amico, distrutto dopo aver guidato per una buona parte di queste 48 ore.

Ed io, che non riesco a dormire per le troppe immagini che mi attraversano la mente, scopro una lacrima che mi bagna la faccia, una dolce lacrima di felicità!

Tutto è iniziato soltanto una settimana prima. Era sabato scorso, ma sembra trascorsa una vita intera. G, il DS, il nostro amico, più ancora, il nostro "collante" la butta lì, tra il serio ed il faceto: "Chi viene con me a portare un pulmino pieno di aiuti al confine con l'Ucraina?"

Trasbordo quasi terminato

Come? Dici davvero? Le sue idee ci hanno trascinato tante volte, ma questa ha un peso talmente grande da far tremare i polsi. In poche ore la formazione è al completo. G appunto, il "Cap", Jo ed io anche se non avevamo niente da portare, anche se forse mancava anche il "coraggio" di affrontare davvero questa avventura. La parola era stata data, però, e tutto il resto sarebbe arrivato di conseguenza.

Facile a dirsi, ma in solo quattro giorni il pulmino andava riempito di cibo a lunga conservazione, medicine, indumenti e qualche giocattolo per regalare un sorriso ai bambini. Perchè sono proprio loro a pagare per le assurdità compiute dagli adulti.

Il passa-parola ha avuto un successo straordinario e giovedì, il giorno della partenza, il pulmino era talmente pieno che non c'era spazio neanche per le nostre cose già ridotte al minimo indispensabile. Alla fine abbiamo ricavato, per il nostro unico cambio, un angolino minuscolo tra i sedili posteriori.

Eccitati dall'impresa raggiungiamo il PalaSancat teatro di tante nostre "battaglie" sportive, ma adesso c'è da andare incontro ad una guerra vera.

Lì ci aspetta "Bob", custode dell'impianto, famoso per il suo "Via, via, che spengo la luce" non appena terminata la partita del venerdì sera! Burbero, ma sempre pronto a darti una mano in caso di bisogno. Bob è un amico, un amico ucraino che di là dal confine tra la pace e la guerra c'ha la sua famiglia e quella di sua mogli

I protagonisti della staffetta Firenze - Charkiv

Giovedì 10 marzo, ore 20,30. E' l'ora fatidica. Si parte, davanti a noi 1.700 km ed una ventina di ore di viaggio per raggiungere un territorio con temperature a 9 gradi sotto lo zero che ci regalerà emozioni talmente forti che rimarranno per sempre impresse nella nostra memoria.

La formazione è schierata: G alla guida, tanto a lui piace, per i primi 800 kilometri, al suo fianco il "Cap", sui sedili posteriori io e Jo... una "pareja" di padel indivisibile con il compito di rallegrare l'ambiente.

Le prime ore del viaggio passano veloci e "maciniamo" il Veneto e la Slovenia, ma l'Ungheria no, l'Ungheria non finisce mai e per ore attraversiamo la "puszta" magiara. Ma alla fine superiamo il confine con la Romania e ci ritroviamo proiettati indietro nel tempo. Carretti trainati da cavalli che trasportano legno e fieno, trattori a non finire e strette strade di montagna che ci fanno impiegare ben 7 ore per fare circa 400 km. Sembra che l'autostrade da quelle parti non le vogliono per tutelare l'ambiente. E se avessero ragione loro?

Dopo 21 ore di viaggio arriviamo alla nostra meta: Siret, cittadina rumena di neanche 10.000 abitanti a meno di 5 km dal confine ucraino.

A sei gradi sotto lo zero e con un vento impietoso molti attendono da ore i loro parenti provenienti dall'altra parte del confine e tanti altri compongono la lunga sequela di persone che arrivano a piedi dopo aver camminato per tanti chilometri e tra loro i bambini, tanti bambini piccoli che procedono in silenzio a testa bassa dando la mano alle loro mamme con i loro cappucci ed i loro stivaletti colorati. E' troppo per non commuoversi ed è molto peggio di quello che potevamo intuire comodamente seduti in salotto guardando i telegiornali o peggio ancora le trasmissioni falsamente buoniste del pomeriggio. Ogni riferimento a Barbara D'Urso è tutt'altro che casuale...

Ma c'è un lavoro da fare e cominciamo a trasbordare il carico dal nostro pulmino ad un camion con destinazione Charkiv, nell'estremo est dell'Ucraina, una delle città più colpite dall'invasione russa. Tante altre ore di viaggio ben più pericoloso del nostro.

Svuotare un intero pulmino in quel clima non è banale specie se Jo, nonostante le nostre raccomandazioni, si è dimenticato i guanti. Siamo una squadra, lo sfottiamo, ma poi ci scambiamo quelli che abbiamo a disposizione. Un po' di gelo per uno, fa male... un po' a tutti, ma va benissimo così!
Per noi due ore in tutto, fatte di tanti abbracci, qualche lacrima e la foto con tutti i protagonisti di questa staffetta Firenze-Charkiv.

Bimbi in fuga: un giocattolo, un sorriso.

Missione compiuta, possiamo tornare a casa, ma dopo un centinaio di chilometri inizia a nevicare. Ed allora meglio fare una sosta. Jo prende il comando delle operazioni ed utilizzando al meglio il suo telefono trova in pochi minuti l'Hotel Sofia, un tre stelle con ristorante interno ancora aperto. Però, tocca a me, grazie alla mia proverbiale conoscenza delle lingue ottenere quello che ci interessava. Insomma, il "pieffese" funziona e possiamo godere di un enorme privilegio: si può mangiare, farsi una doccia, lavarsi i denti e dormire. Un privilegio? Sì, chiedetelo a quelle persone che abbiamo lasciato solo qualche ora prima...

Sveglia alle 7.30, colazione alle 8.00 e ci si rimette in viaggio verso casa. Alla guida sempre G, tanto a lui piace. Dopo sei ore di viaggio e quattro vette da Tour de... Romania già, peraltro, affrontate all'andata arriviamo alla frontiera ungherese con la Croce Rossa che ci offre un the caldo. Caldo se lo bevi immediatamente, ma freddo se aspetti anche solo due minuti considerando la temperatura che c'è. Tempi di attesa di circa 4/5 ore per i non ucraini, per loro, invece, anche 11 ore come è successo a Bob che ci aveva preceduto insieme ai suoi parenti fuggiti dal proprio paese diventato un inferno.

Siamo particolarmente fortunati e dopo solo un'ora e mezzo di sosta possiamo entrare in territorio magiaro dove io e Jo prendiamo il possesso del pulmino ed in neanche sette ore portiamo l'intera squadra fino a Maribor.

Nell'amena località slovena, G si supera e decide di festeggiare il suo compleanno con un po' di giorni di anticipo trascinandoci al Restavracija Sedem, ristorante da una stella Michelin. Cena meravigliosa e prezzo che non sapremo mai. G è così, fa le cose con il cuore senza mai chiedere nulla in cambio. L'amicizia per lui è l'unica moneta che vale!

Un viaggio, un avventura... con amici veri!

L'Italia è ormai a portata di mano e l'onore della guida nel territorio patrio spetta a G ed al "Cap". Non poteva essere altrimenti, come un tiro libero a 10 secondi dalla sirena specialità del "Cap", come un cambio inaspettato nel momento cruciale dell'incontro specialità di G!

Notte fonda, il pulmino con le insegne Midland sta rientrando dopo aver attraversato una buona fetta d'Europa ed io sto scrivendo di questi tre giorni tristi, duri, stancanti, ma anche meravigliosi che ci lasceranno per sempre dentro emozioni fortissime. Come ha scritto il "Cap" sul libro del ristorante: “Un viaggio, un’avventura, tante emozioni con amici veri…”

Tutto qui, quando arriviamo prenderò la colazione per la persona più importante che mi aspetta a casa ed a cui dovrò spiegare che non gli ho scritto da ieri sera solo per farle la sorpresa di un rientro anticipato.

La vita continua ed è così bello viverla. Ora ancora di più.

 

Federico

 

 

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